Saturday, February 18, 2023

I LIBRI DELLE RICERCHE DI ROBERTO MEZZENZANA

SAN GIORGIO SU LEGNANO RICORDA - Centenario della grande guerra 1914-1918. Dai nomi dei Caduti e dei Dispersi incisi sulla lapide, ho voluto ricostruire le loro storie per dare un volto a chi perse la vita combattendo per conquistare quei territori che mancavano all’unità d’Italia.

IN MARCIA VERSO LA LIBERTA’ - Il contributo di un giovane partigiano italiano in Jugoslavia 1943 – 1945.

Il diario di papà Giuseppe, scritto fra il settembre 1944 e il giugno 1945, mentre si trovava in Dalmazia con la Brigata Garibaldina d’Assalto Italia. Pensavo di leggere sparatorie o combattimenti, invece mio padre era un motociclista portaordini, quindi descriveva le sue giornate dietro le linee, con le angosce, le paure, anche i divertimenti dei giovani militari (aveva poco più di venti anni).

SAN GIORGIO SU LEGNANO NON DIMENTICA I SUOI CADUTI – Dalla fine della prima alla fine della seconda guerra mondiale.

Le vicissitudini dei militari sangiorgesi che hanno lasciato la loro giovane vita sui fronti di guerra europei (Russia, Cefalonia, Grecia, Albania), alcuni nei campi di prigionia, altri morti per malattie dovute alla guerra.

SAN GIORGIO SU LEGNANO NON DIMENTICA LA SUA STORIA – Dalla fine della prima alla fine della seconda guerra mondiale.

E’ una raccolta di racconti, foto, documenti dei giovani militari, delle cittadine e dei cittadini che hanno vissuto nel periodo considerato dalla ricerca; ci sono anche alcuni aspetti della vita sangiorgese di quegli anni.

1945-2020 75 anni di ANPI – La sezione 25 APRILE si racconta.

La ricerca ripercorre gli ultimi attimi della Liberazione, legati agli eventi sul territorio, e le attività della sezione dalla sua formazione fino al 75° Anniversario. Il volume raccoglie documenti, foto, commenti, ricordi, conferenze, incontri con le scuole della sezione di San Giorgio su Legnano.

PICCOLE STORIE DA RICORDARE

Ho voluto racchiudere in questo libro alcune delle storie dei giovani militari vissute in un periodo travagliato della seconda guerra mondiale. E’ un ulteriore piccolo contributo, affinché rimanga traccia di quanto è accaduto e faccia capire ai giovani di oggi ciò che i loro nonni hanno dovuto sopportare.

I DEPORTATI DELLA FRANCO TOSI

Questa pubblicazione raccoglie le commemorazioni annuali avvenute in Franco Tosi per ricordare la deportazione dei lavoratori dopo gli scioperi del 5 gennaio 1944 e dei mesi successivi. Sono stati inseriti i profili di alcuni lavoratori della Franco Tosi che hanno vissuto i tragici momenti della seconda guerra mondiale.

Wednesday, April 27, 2022

25 APRLE 2022.

 

Al mattino alle ore 8.30, la sezione 25 APRILE dell’Anpi di San Giorgio, con la partecipazione del Sindaco Cecchin, ha posato un fiore sulle tombe dei partigiani, degli IMI e una ciotola al cippo per dedicato ai caduti al cimitero.

Alle 9.30 è stata deposta una ciotola floreale al Monumento ai Caduti di tutte le guerre in piazza IV Novembre.

Alle 10.00 sul piazzale ai Caduti della Resistenza è stata deposta l’ultima ciotola al monumento ai Caduti della Resistenza, inaugurato il 25 aprile 1989 dall’allora sindaco Domenico Fera con la presenza dei partigiani sangiorgesi e della zona.

Nel suo discorso il sindaco Walter Cecchin, ha sottolineato che era la sua decima e ultima  celebrazione in veste di primo cittadino, e come per la prima ha voluto leggere la frase di Calamandrei incisa sulla lapide ai piedi del monumento ai Caduti della Resistenza: Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.“ Cecchin ha ricordato le tremende immagini dell’invasione russa in Ucraina e ha ringraziato i sangiorgesi che hanno contribuito ad inviare materiale di soccorso al popolo ucraino.

 

E’ stata la volta del Presidente della sezione 25 aprile a leggere il suo discorso:

“Autorità civili e militari, cittadine e cittadini, grazie per la vostra presenza. Si celebra oggi il 77° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Il 25 Aprile è la Festa della Libertà per tutti gli italiani, sia di chi con le truppe alleate ha liberato la nostra penisola. sia di chi  collaborava con i tedeschi. Donne, uomini, giovani, vecchi, contadini, operai, insegnanti, studenti, sacerdoti, tutti, insieme, uniti, contro il nemico comune. Due mesi fa la Russia di Putin ha invaso il territorio ucraino: dopo la guerra in Jugoslavia di trent’anni fa, un altro conflitto ha rimesso in discussione in Europa la Pace, faticosamente conquistata nel 1945. L’aggressione russa è da condannare senza nessuna remora. Noi siamo dalla parte degli aggrediti, siamo contro gli aggressori. Vedendo le immagini delle vittime e sentendo i nomi delle città ucraine bombardate, non posso non ripensare ai racconti dei nostri concittadini che furono mandati dal regime fascista, male armati e peggio vestiti, sulle terre del Don e del Dniepr, a combattere, con gli alleati tedeschi, contro i popoli sovietici: era l’operazione Barbarossa. Ricordava Virginio Zucchetti, reduce dalla campagna di Russia con i piedi congelati: “La popolazione russa, si è comportata in modo umano e cordiale. Io stesso fui aiutato e massaggiato ai piedi da alcuni di loro. Si era creata fra noi una sorta di amicizia o se non altro di accettazione. Così mal ridotti, pensavamo solo al ritorno e alla possibilità di salvezza. Molti, purtroppo, morirono o furono fatti prigionieri e dichiarati, allora, dispersi". Undici giovani militari sangiorgesi non fecero più ritorno da quel tragico fronte, solo uno fu sepolto nel nostro cimitero: Lazzati Giuseppe, il 23 febbraio 1993, quarant’anni dopo. In questi ultimi anni ho voluto con le mie ricerche dare un volto, una storia ai nomi scolpiti sulle lapidi dei caduti di San Giorgio e ricordare tutti i giovani militari inviati in guerra, per lasciare ai posteri la memoria di quello che è stato, perché non si ripeta MAI PIU’!  Furono più di trecento i sangiorgesi mandati sui vari fronti: Unione Sovietica, Francia, Jugoslavia, Albania, Grecia, Libia, Eritrea. Quasi il 10% della popolazione di allora. Dopo l’8 settembre 1943, più di cinquanta giovani concittadini furono deportati nei campi di prigionia e di lavoro in Germania: fra loro Vignati Antonio, Morelli Mario, Virginio Zucchetti e Colombo Pietro, insigniti di medaglia d’onore degli IMI. Rifiutarono di tornare a combattere per la Repubblica di Salò! Più di trenta militari sangiorgesi furono internati nei campi di prigionia alleati in Africa, in Inghilterra. Altri tornarono a casa, ma dovettero nascondersi presso le proprie famiglie in rifugi di fortuna o fare una vita da “sbandati”; alcuni si aggregarono alle Brigate Partigiane. Quarantatré giovani sangiorgesi non fecero più ritorno, dispersi o deceduti, lasciando le famiglie nella disperazione, Chiappa Mario vide per l’ultima volta il figlio Achille che aveva solo sette mesi. La seconda guerra mondiale colpì pesantemente anche il nostro territorio. Ai Partigiani dobbiamo la nostra gratitudine, perché la Libertà, la Democrazia, la Pace non ci è stata regalata. E’ stata una lunga lotta che, sotto la spinta degli uomini e delle donne della Resistenza, trovò quel consenso popolare per liberare il nostro Paese dalla lunga notte del fascismo. Non dobbiamo mai dimenticarlo.

Dopo due anni dominati dalla pandemia l’Italia non ha ancora rialzato la testa.E’ cresciuta la povertà con la distruzione di posti di lavoro e la crescita di una diffusa precarietà! Bollette di gas ed energia triplicate. Fatica a partire un piano energetico alternativo al gas russo. Inflazione al 6.5%. Stime di crescita dimezzate. Miseri rimborsi a chi investe sul suo lavoro. 5,6 milioni di persone, 2,2 milioni di famiglie, vivono in povertà assoluta e altrettante in povertà relativa. La pandemia ha dimostrato che serve una riforma strutturale del servizio sanitario, della scuola. Nonostante questa situazione l’annuncio di Draghi di portare le spese militari al due per cento. Nell’enciclica «Fratelli tutti» del 2020 Papa Francesco ha proposto di usare il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari per costituire un Fondo mondiale destinato a eliminare finalmente la fame e a favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa. Pochi giorni fa il Papa lo ha ribadito: “Rinnovo questa proposta anche oggi, soprattutto oggi. Perché la guerra va fermata, perché le guerre vanno fermate e si fermeranno soltanto se noi smetteremo di alimentarle.“ L’odio, prima che sia troppo tardi, va estirpato dai cuori. E per farlo c’è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività diplomatica, di politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla potenza delle armi, sulla deterrenza. Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica, ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male. Dobbiamo fare di tutto, il possibile e l’impossibile, per fermare la guerra, per fermare le guerre: mai più una guerra. Dobbiamo impegnarci a costruire un mondo che sia più pacifico perché più giusto, dove a trionfare sia la pace, non la follia della guerra; la giustizia e non l’ingiustizia della guerra; il perdono reciproco e non l’odio che divide e che ci fa vedere nell’altro, nel diverso da noi, un nemico. Deve essere un 25 aprile di memoria della Liberazione e di impegno per la Pace. Il prossimo 12 giugno ci saranno le elezioni comunali. Ringrazio il sindaco Walter Cecchin per i 10 anni di celebrazioni del 25 aprile, vissute davanti a questo monumento. Vorrei ricordare due eventi importanti che abbiamo realizzato insieme: la Targa in ricordo della Famiglia Contente, la piazza Falcone e Borsellino. Viva l’Italia, viva la Repubblica, viva la Democrazia, viva la Libertà: vogliamo la PACE!!!!”

 

La sezione ANPI 25 APRILE ha consegnato alla moglie Colombo Maria Adele, presente con i figli, la tessera 2022 ad Honorem destinata al ricordo di Rino Rondanini, un ragazzo per la Libertà. Rino aveva un fratello del 1923, bersagliere sul fronte dalmata, che dopo l'8 settembre 1943 fu internato con altri commilitoni del suo reparto a Dortmund in Germania. Venne trasferito a Ghevester a fine 1944 e infine a Menden. Rimpatriato il 16 agosto 1945. Mattia, studente di terza media, ha letto il racconto di Rino:

“Mi chiamo Rondanini Rino, nel mese di aprile del 1945, avevo 13 anni.

Un partigiano sapeva che a Villa Cortese, in un porticato della scuola Ferrazzi, al quale si poteva accedere attraverso i cortili, era stato nascosto un mortaio (come quello che ora è in piazza, di fronte alla chiesa di Villa Cortese). Io e con altri cinque ragazzi aiutammo il partigiano a trasportare il mortaio: con una corda lunga 10 metri, tre da una parte e tre dall'altra, lo trascinammo da Villa Cortese a Busto Garolfo e poi fino a Inveruno. Lasciammo il mortaio a un gruppetto di partigiani che erano situati non molto distanti dalla chiesa: doveva servire per colpire il campanile sul quale era appostata una vedetta tedesca con l'ordine di controllare il territorio, in quanto di lì a poco sarebbe transitata una colonna militare tedesca (la Stamm) proveniente da Milano. Non appena consegnammo il mortaio ci allontanammo. Dopo qualche giorno venni a sapere che il campanile fu distrutto insieme al soldato tedesco di sentinella e che il mortaio fu riportato a Villa Cortese.

Mi ricordo anche un altro episodio in cui ho avuto paura. Ero incaricato di portare il cibo a dei giovani militari che si erano nascosti nei boschi intorno a San Giorgio. Mentre ero su una vicinale mi imbattei in una pattuglia nazista. Mi chiesero cosa avessi nel sacchetto e dove stessi andando. Vidi in un campo un contadino che stava zappando e risposi che stavo portando il pranzo a mio nonno, e lo chiamai: "Nonno, nonno, arrivo!" Il contadino capì la situazione e rispose "Vieni, vieni!". I militari mi lasciarono andare, ma io passai un brutto momento!”

Accompagnati dalla maestra Prandoni Maria Angela, alcune alunne e alunni di quinta elementare hanno letto poesie e brani dedicati alla Resistenza e alla Pace.



Saturday, February 12, 2022

 

In occasione della Giornata della Memoria, come ormai da diversi anni, l'ANPI si rivolge a noi studenti delle Scuole di San Giorgio proponendoci incontri e testimonianze dei tristi giorni della Seconda Guerra Mondiale. Le persone che abbiamo potuto ascoltare direttamente hanno lasciato un segno indelebile in tutti noi, alunni e insegnanti. Negli ultimi due anni di emergenza Covid abbiamo mantenuto la promessa di non dimenticare e abbiamo visto insieme film, letto brani, ascoltato interviste, riletto testimonianze, ricercato approfondimenti, ad esempio sui Giusti fra le Nazioni.

Quest’anno il suo libro “Piccole storie da ricordare” di Roberto Mezzenzana ci ha aperto un mondo sulla realtà storica del nostro paese. Quanti cognomi conosciuti, quante storie raccontate dai genitori e dai nostri nonni hanno preso contorni più definiti e hanno contribuito ad arricchire e a rendere più vicina a noi la Storia che studiamo sui libri, aiutandoci ancora di più a capire l’orrore della guerra.

 

“Le storie dei nostri sangiorgesi ci hanno parlato di voglia di vivere nonostante la miseria e la paura”. Mattia

 

“Non c’era niente da mangiare e nei campi di concentramento i bambini morivano anche di fame e pensare che noi oggi rifiutiamo il cibo preparato dai genitori…Quante famiglie divise, quanti giovani partiti e non più tornati dai loro cari”. Giulia

 

“Penso che la guerra sia stata ingiusta ma soprattutto inutile e che sia molto importante ricordare per far sì che non accada più”. Alessandro

 

“Il soldato Mario, deportato nel campo di concentramento di Mauthausen ha detto : “Perdonare sempre, dimenticare mai!” la figlia ci ha ricordato i momenti più tragici (dalle pagine di “Piccole storie da ricordare”). Massimiliano

 

“Io quando sentivo i ricordi di mio nonno Alberto M. non riuscivo nemmeno a immaginare la sofferenza, le devastazioni, le violenze, l’immenso dolore di tante persone. Bisogna ricordare, ricordare.” Lorenzo

 

“A me ha colpito la storia di Achille e del suo viaggio di ritorno a San Giorgio dopo l’8 settembre: sul treno finisce nello scompartimento di soldati tedeschi, le SS pensano sia uno di loro e proseguono le perquisizioni, nemmeno i soldati tedeschi intervengono…scende dal treno e altre persone gli danno abiti civili, così riesce a raggiungere i suoi”. Arjana

 

“Tra i Giusti delle Nazioni c’è Giacomo Bassi, lui ha aiutato la famiglia Contente a salvarsi dal campo di concentramento, lo ha fatto nel mio paese! A lui è dedicata la Sala Consiliare, in quei locali aveva nascosto Sara, Nissim e i loro genitori”. Alice

 

“Lo stato d’Israele ha istituito lo Yad Vashem, il Mausoleo di Gerusalemme per ricordare le vittime della “soluzione finale” voluta da Hitler, al suo interno c’è il “Giardino dei Giusti” dove ogni albero è dedicato a un giusto. Lì c’è Giacomo Bassi”. Luca

 

“Durante la guerra molti sono stati egoisti, magari alcuni meno di altri, pochi sono stati quelli disposti a mettere a rischio la propria vita per salvare persone che non conoscevano nemmeno”. Tommy

 

“Anna Frank insieme alla sua famiglia si nascose, aiutata da chi non aveva paura di farlo, ma dopo due anni e quasi alla fine della guerra, qualcuno, per salvare se stesso e la propria famiglia, svelò il nascondiglio. Anna morì insieme alla sorella nel campo di concentramento di Berger- Belsen. Si salvò solo il padre che decise di pubblicare il suo diario, nel quale racconta i due anni di isolamento”. Mirko

 

“A Milano ci sono le pietre dell’inciampo, per ricordare tutti gli ebrei deportati. Sono piccoli quadrati di ottone, posti davanti alla casa di deportati, che riportano il nome, l’anno di nascita, la data di morte.” Samuele

 

“Il 16 maggio del 1945 in occasione del rimpatrio dei primi deportati di Mauthausen, venne approvato un testo noto come il Giuramento di Mauthausen, nel quale vi si legge: “la pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza fra i popoli….dopo aver conseguito l’agognata nostra libertà …vogliamo percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti”tratto da” Piccole storie da ricordare “di Roberto Mezzenzana.

 

Grazie ancora per le riflessioni che ci ha stimolato a fare!

Febbraio 2022             Gli alunni di Terza Media


Saturday, April 25, 2020

classi Terza D e Terza E


Nello Quartieri (detto “Italiano”) – militare. Partigiano Brigata Picelli, La Spezia. “La mia vicenda umana sta per terminare. (…). L’importante è stato vivere per qualcosa, non come un’anima spenta.”

Kartik e Martina (3D) hanno scelto la testimonianza del partigiano Nello Quartieri, perché: “Con queste poche parole riesce a trasmetterci il significato della sua scelta e l’orgoglio di non aver sprecato la sua vita.”

Emma (3E). Dopo aver letto i brani proposti, mi ha colpito di più quello di Nello Quartieri, comandante italiano del battaglione Guido Picelli che ha combattuto nella Resistenza per la liberazione dell’Italia. Queste poche righe mi hanno fatto riflettere sull’importanza di vivere per qualcosa e non fuggire davanti alle difficoltà e ai problemi. I partigiani, pur sapendo che, molto probabilmente, sarebbero morti hanno combattuto in modo eroico e valoroso per la Nazione e per la Libertà. Credo che la vita vada vissuta non nascondendosi, proprio come dice Quartieri, “non come un’anima spenta”, ma combattendo fino all’ultimo per i propri ideali non facendosi schiacciare dalle idee che non condividiamo. Queste persone sono veri e propri eroi che hanno combattuto per offrire a tutti noi la pace, in un Paese dove ora ognuno può esprimersi liberamente senza essere oppresso. Il 25 Aprile è una data simbolica, ma che ci fa ricordare un giorno molto importante, quando l’Italia ha riavuto il valore forse più importante di tutti: la Libertà.

Clarissa (3E). “In occasione della giornata della Liberazione ho scelto di analizzare una frase scritta da Nello Quartieri (detto “Italiano”), un militare che divenne Partigiano nella Brigata Picelli, La Spezia. Con la sua frase, secondo me, vuole  dire che lui stesso è a conoscenza che la vita del partigiano non è per niente facile e che potrebbe essere scoperto e ucciso da un momento all’altro. Difatti i partigiani rischiavano ogni giorno la vita: mi metto nei panni di un padre o di un figlio che ha in più anche il timore che qualcuno possa fare del male alla propria famiglia. Il partigiano però esprime anche la consapevolezza del valore delle sue azioni: infatti scrive che la cosa più importante è vivere secondo degli ideali, una filosofia che dia senso alla nostra esistenza.

Emo Ghirelli (detto: “Pino”) – contadino. Partigiano Brigata Garibaldi, Alto Appennino reggiano. “Con noi collaborava il popolo migliore. (…). E’ stata dura, abbiamo dovuto combattere contro un nemico che la guerra la faceva di mestiere (…). Spero che tu, Gabriele (è il pronipote che ha 4 anni), non abbia più bisogno di fare i sacrifici che abbiamo dovuto sopportare noi. Che tu possa vivere sempre in pace, mai più guerre. Questo messaggio vorrei che potesse giungere nelle mani dei nipoti e pronipoti di questo mondo, perché capiscano che impegnandosi a costruire la pace si possono evitare tutte e guerre.”

Alessia (3D): 25 Aprile, data molto importante, perché si ricorda la liberazione dell’Italia dal dominio dei nazifascisti. Noi possiamo festeggiare questa data grazie a tutte quelle persone che hanno sacrificato la loro vita, durante la guerra, per la patria e per offrire a tutti noi un avvenire migliore. Tra tutte le testimonianze, mi ha colpito quella del signor Emo Ghirelli, che vedo come “nonno Pino”. Lui si preoccupa del futuro del nipote; il nonno non vorrebbe mai che il nipote Gabriele vivesse come lui, con la guerra e la paura di morire. Desidera che il suo messaggio arrivi al nipote per fargli capire che non servono le guerre, ma si deve costruire la pace per vivere bene. 

Beatrice (3D) si rifà alla testimonianza di Emo Ghirelli: “Quando Pino dice che "è stata dura …” vuole spiegare che lui e i compagni partigiani hanno lottato contro i fascisti e i nazisti, senza aver fatto un addestramento, senza aver avuto un equipaggiamento adeguato o delle munizioni sufficienti. Emo, infatti, era un contadino che ha dovuto abbandonare gli attrezzi del suo lavoro per imbracciare un fucile. La sua testimonianza è un messaggio di speranza per le generazioni future, perché Emo spera che i nipoti e i pronipoti, non solo suoi ma di tutto il mondo, possano vivere in un mondo senza guerra. La sua testimonianza mi è piaciuta molto perché non si lamenta e non rimugina sui tristi e dolorosi ricordi del passato, ma proietta le sue speranze verso il futuro e si fa portavoce di un messaggio di pace.”
Mario Bisi (detto “Franco”) – commerciante. Partigiano, II Divisione  Modena. “Quella lotta fu il mezzo per guadagnarci il futuro. Combattere fu una scelta di vita: o la ribellione o rimanere schiacciati.”

Filippo (3D) ha scelto la testimonianza di Mario Bisi, perché: “Mi fa riflettere molto su come le persone, diventate poi partigiani, pensarono di dare la loro vita per mantenere alto l'onore loro e dell'Italia. Mi hanno colpito molto le parole “Combattere fu una scelta di vita”, perché penso che ci voglia molto coraggio a fare un’affermazione del genere, con la consapevolezza di dover patire il freddo e la fame e il dolore, correndo il rischio di essere ucciso. In questa testimonianza la guerra è intesa come un mezzo: il viaggio su questo mezzo per i partigiani è stato molto doloroso e faticoso, ma è proprio grazie allo sforzo di questi coraggiosi uomini e donne se oggi l'Italia è un paese senza guerra.”

Mattia (3E).  “Mi è piaciuta la testimonianza di Mario Bisi, un partigiano nato nel 1919, appartenente alla II divisione di Modena, che partecipò alla RESISTENZA. Studiando il periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando l'Italia era sottomessa al regime fascista, mi sono reso conto che gli uomini come Bisi, detto Franco in battaglia, hanno lottato spinti da ideali di libertà, di progresso e di pace. Per questi uomini era meglio rischiare di morire, che essere schiacciati dalla dittatura. In quegli anni di miseria e oppressione, la solidarietà e l'unione delle persone ha consentito di resistere e vincere. Infatti, il 25 aprile del 1945 l’Italia, grazie alla resistenza partigiana e alle truppe alleate straniere, venne liberata dalla dittatura e dall’occupazione nazista ed iniziò una nuova storia di democrazia e libertà. Oggi ho finalmente capito perché il 25 aprile di ogni anno è un giorno di festa dove tutti abbiamo il dovere di ricordare chi ha perso la vita per una giusta causa: la Libertà.”

Pietro (3E). “Tra le testimonianze raccolte nel libro, quella che mi ha colpito di più è la lettera di Mario Bisi che scrisse che la lotta era un mezzo per guadagnarsi la libertà, era una scelta di vita perché, o ci si ribellava e si combatteva per essere liberi, o si rimaneva schiacciati dal regime fascista. Quindi, chi combatteva lo faceva  perché sognava un futuro migliore, rispetto a quello che stava vivendo, per sé e per tutti noi.”


“Fiamma”. “Non voglio che sia pubblicato il mio vero nome. Non sono un eroe, ma una persona semplice che ha fatto il suo dovere. Come tanti altri. Ma alla fine dei nostri racconti abbiamo lasciato tanto ai giovani. Che ne siano degni.”

Rebecca (3D): “Ho scelto la testimonianza di Fiamma principalmente per due motivi.  Il primo è la frase “non sono un eroe”; secondo me non è assolutamente vero, perché non molti avrebbero il coraggio di fare ciò che hanno fatto lui e i suoi compagni: rischiare la vita per salvare l’Italia e l’Europa, dando l’esempio e trovando il coraggio per dire “basta”, non stare più fermi a guardare, ma  alzarsi e fare qualcosa. Il secondo motivo è l’ultima frase, “che ne siano degni (i giovani)”: degni del sacrificio di molti partigiani.”

Samuele (3D) fa riferimento soprattutto alle parole di Fiamma: “Uno dei motivi per cui sono rimasto colpito da questa testimonianza, è l’ultima frase: “Che ne siano degni”.  Per me è una richiesta alla nostra generazione, di non rendere vani i loro sforzi per far diventare il nostro paese un posto migliore, di preservare ciò che ci hanno lasciato.”

Anche Sara (3D) ha scelto la testimonianza di Fiamma: “L’elemento che più mi ha colpito, e che probabilmente mi ha spinto a scegliere questa testimonianza, è il fatto che questo partigiano non abbia voluto rendere pubblico il proprio nome. Egli dichiara di non essere un eroe, anche se a mio parere chiunque si oppose al regime fascista lo è. Sembra quasi che non voglia che gli sia riconosciuto alcun merito speciale, poiché il suo fu, come dice lui, “un atto di dovere realizzato da una persona semplice, come tanti altri”. Tanti altri il cui nome è rimasto sconosciuto, tanti compagni che, come lui, hanno rischiato la vita propria e quella dei loro cari per un atto di dovere, volto a regalare un futuro migliore ai loro figli, ai loro nipoti, a noi. E alla fine lui è consapevole di averci lasciato tanto, e spera che noi ne siamo degni, degni di quel sacrificio suo e di tanti altri uomini e donne, senza volto e senza nome, che hanno fatto in modo che noi potessimo vivere liberi in questo paese. E io, personalmente, penso che farò il possibile per esserne degna.”

Simone (3E).  Che ne siano degni.” ci dice Fiamma. I partigiani erano uomini comuni “col senso della Patria”, per la quale hanno sacrificato la loro stessa vita e, come dicono le parole di Fiamma, spesso hanno voluto restare anonimi, anche se quello che hanno fatto non verrà mai dimenticato. Molti “nonni/ bisnonni” ci hanno raccontato episodi vissuti in prima persona durante la Resistenza, senza mai ostentare le loro azioni; noi studiamo a scuola il periodo storico della Seconda Guerra Mondiale nel quale inserire tali vicende e per noi restano e resteranno sempre dei grandi eroi. Tenendo bene impresso quello che ci hanno lasciato, tocca principalmente a noi giovani, oggi, continuare a mantenere vivo il valore del nostro Paese, ma soprattutto la nostra libertà, quella per la quale loro hanno lottato tanto.”

Giacomina Castagnetti – contadina. Gruppi di difesa della donna, provincia di Reggio Emilia. “Questo, ragazzi, è il fascismo che io ho sperimentato, da ragazzina, sulla mia pelle: culto della persona, desiderio di prevaricare sugli indifesi, guerra come mezzo di potere, ingiustizia sociale. (Nda: a causa della guerra, Giacomina ha perso due fratelli). Avevo 18 anni l’8 settembre 1943. (…) Anch’io capii che potevo fare qualcosa contro la guerra. (…) Ho aiutato i partigiani come staffetta. Però sappiate che non sono un’eroina, perché tante donne hanno fatto come me e più di me. (…) Voglio solo ricordare che nel giugno del  ’44 partecipai a una riunione con altre ragazze. (…). In quella riunione, per la prima volta, mi si parlò di emancipazione delle donne e di diritto al voto. Allora capii che ero nel giusto! Cari ragazzi, da questa mia esperienza e dall’esperienza di tanti come me ha preso forma la nostra Costituzione.”

Federica (3D) è rimasta molto colpita dalla testimonianza di Giacomina Castagnetti: “Lei dice di non considerarsi un’eroina, anche se secondo me lo è, perché è stata molto coraggiosa. E io ringrazio tutte queste persone come Giacomina, per quello che hanno fatto per salvare l’Italia e perché è grazie a loro se adesso abbiamo la nostra Costituzione.”

Giada (3E) ha approfondito la biografia di Giacomina Castagnetti: “Nel 1943 entra nella Resistenza, nei gruppi di difesa della donna, e ci rimane fino alla Liberazione; nel dopoguerra, dal 1949 al 1953, Giacomina diventa funzionaria dell’ UDI (Unione Donne Italiane). Grazie a donne come Giacomina, che ha dato un contributo in prima persona nella lotta contro la dittatura, sono stati riconosciuti parità di diritti alle donne, diritti che sono stati scritti nella nostra Costituzione; oggi le donne oltre a essere madri, possono avere dei ruoli di lavoro importanti e anche in politica sono libere di sostenere il loro pensiero.… Per me, lei rappresenta una figura significativa  e cercherò di onorare il suo impegno nel mio futuro.”

Alessio (3E) ha riassunto che: I brani, tratti dal libro ”Io sono l’ultimo”, ci permettono di riflettere sul valore importante della libertà. A me personalmente hanno molto colpito. La lettera di Nello Quartieri parla della consapevolezza di aver fatto qualcosa di speciale; quella di Emo Ghirelli  viene dedicata ad un bambino di 4 anni (pronipote del partigiano) con il pensiero che quello che lui ha fatto sia servito per consegnare a lui e a tutti noi un Paese in pace;  Mario Bisi ci dice che i partigiani  hanno combattuto per non rimanere "schiacciati" e per far sì che noi oggi si possa essere liberi di dire il nostro pensiero; Fiamma scrive, senza rivelarci il suo nome, perché non vuole proclamarsi “eroe”, pensa di aver fatto solo il suo dovere e che noi oggi dobbiamo difendere ed essere degni di quanto è stato raggiunto; la lettera di Giacomina Castagnetti ci ricorda le radici della Nostra Costituzione. Le loro parole sono molto importanti…occorre ricordarle per impegnarci ogni giorno nel mantenere ciò che loro ci hanno dato!”

Ecco le riflessioni di Sofia G. (3D): “Mentre leggevo queste testimonianze, ho subito pensato che tutte queste persone hanno lottato per assicurarci un futuro migliore del loro presente. Piuttosto che stare con le mani in mano, hanno scelto di darsi da fare per gli altri, hanno scelto la rivolta. Loro si definiscono persone che hanno fatto il loro dovere, ma secondo me sono stati degli eroi. Molte tra loro erano anche donne. Ai tempi venivano considerate  spesso come inferiori agli uomini, quindi posso solo immaginare cosa abbiano passato, quante cose si siano sentite dire perché partecipavano alle  lotte partigiane. E’ anche grazie a loro se oggi le donne italiane hanno maggiori diritti.”
                                                                                                                                                     
Lorenzo (3D), dopo aver letto le testimonianze dei partigiani, dice: “Molti dovrebbero prendere esempio dai partigiani, che hanno deciso di ribellarsi al dominio del fascismo, mentre altri si sono fatti schiacciare, calpestare dai più potenti, senza fare un minimo di opposizione. I partigiani hanno spesso sacrificato la loro vita, per far vivere in un posto migliore quelli che sarebbero venuti dopo, le generazioni future. Non si consideravano neanche eroi: la Resistenza l’hanno considerata un dovere. I partigiani mi fanno essere orgoglioso di essere italiano.”

Marco (3D) scrive, tra l’altro: “Tutte queste testimonianze mi hanno colpito perché mi immagino le situazioni personali che ognuno di loro ha dovuto affrontare durante la guerra: la fame, la morte dei familiari e la paura del futuro. Lo scopo di tutti quelli che hanno combattuto contro i fascisti è stato proprio quello di creare un futuro migliore per sé e per i propri figli, un futuro di pace, anche se spesso noi ci dimentichiamo di quanto la guerra sia crudele.”

Queste sono le riflessioni di Riccardo (3D): “Tutte le persone che ci hanno lasciato queste testimonianze le considero eroi, perché non erano stati chiamati a combattere i fascisti, ma lo hanno fatto di loro spontanea volontà. E anche ora, che sono molto anziani, sul punto di scrivere la loro ultima lettera, pensano agli altri, chi al nipote, chi alle generazioni future, per far capire che sì, si possono evitare le guerre, costruendo la pace. Quello che mi ha più colpito di queste persone è l’umiltà, perché dicono  di non essere eroi, anche se in realtà lo sono.”

Alessia (3E): “In questa giornata di festa nazionale, si rende omaggio ai partigiani, che contribuirono alla Liberazione del nostro Paese dal regime nazi-fascista. I partigiani non erano eroi o militari, erano persone del popolo, contadini, commercianti, insomma persone come noi, che hanno sacrificato la loro vita per donare ai loro figli e ANCHE A NOI, una vita LIBERA. Per questo, secondo me, dobbiamo essere fieri di questa festa e da essa trarne degli insegnamenti: non mollare mai, non scoraggiarsi alle prime difficoltà; nonostante non sia sempre facile, dobbiamo comunque cercare di non arrenderci davanti ad un ostacolo. Un altro insegnamento che ci dà è che con la guerra non si risolve niente; proprio per questo noi giovani di oggi, soprattutto, dobbiamo imparare a collaborare per vivere sempre in pace e libertà.”

Matteo (3E): “Tra le testimonianze tratte dal libro “Io sono l’Ultimo”(Lettere di partigiani italiani), mi ha colpito leggere che chi scriveva sarebbe morto per essersi impegnato a ottenere quei  diritti che per noi oggi sono normali e che fanno parte del nostro modo di vivere. Le generazioni che sono nate dopo di loro devono ringraziare i Partigiani, perché per merito loro siamo un popolo libero.”

Sohaib (3E): “Ricordare la giornata del 25 Aprile è il minimo che possiamo fare per ringraziare i partigiani. Senza di loro non potremmo oggi conoscere e rispettare  molti valori importanti e, quindi, vivere nella libertà. Il 25 Aprile è un momento di riflessione su quanto noi siamo fortunati rispetto a molti altri Paesi nel mondo.”