Saturday, April 25, 2020

Le donne della Resistenza.



Video di Maria Angela Banzato, Davide Fasson, Matilda Tosin.


Gli alunni della 3F, invece, hanno svolto un approfondimento sul ruolo delle donne nella Resistenza.

Le donne della Resistenza
Le donne ricoprirono un ruolo molto importante durante la seconda guerra mondiale: sostituirono gli uomini impegnati in guerra nel lavoro nelle fabbriche, contribuirono alla raccolta e alla consegna ai partigiani di munizioni, indumenti, cibo e medicinali, curarono i feriti, assistettero i famigliari dei caduti, nascosero i clandestini; inoltre molte di loro effettuarono anche un'attività di propaganda politica, atti di sabotaggio e di occupazione. Durante il conflitto molte donne furono impiegate in molteplici lavori tradizionalmente svolti dagli uomini: divennero operaie, impiegate, postine, fornaie, conducenti di tram; venivano assunte con contratti a termine, in modo da lavorare fino al rientro dei soldati. In fabbrica la disciplina era ferrea e il lavoro molto faticoso; tutti dovevano collaborare alla produzione di armamenti, viveri, auto e macchinari per l'esercito. Durante la Resistenza le donne ebbero spesso un ruolo rilevante e portarono a termine missioni delicate e rischiose. Importantissimo fu il ruolo delle cosiddette "staffette", che si occupavano della trasmissione di informazioni ma anche del reperimento e della consegna di armi alle formazioni partigiane. In Italia le donne partigiane furono circa 35.000; si esposero al rischio dell'arresto, della tortura e della vita per difendere i propri ideali. Una delle immagini più celebri è quella di una donna che sorride felice alla notizia della nascita della Repubblica Italiana dopo il referendum del 2 giugno 1946. Combattere per una causa comune e sentirsi parte integrante della società, diede alle donne maggiore consapevolezza dei propri diritti e delle proprie responsabilità. Dopo la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista, il Paese si avviò a ricostituire la propria rappresentanza democratica. Alle donne fu finalmente riconosciuto il diritto di voto con un decreto del governo Bonomi del 31 gennaio 1945. Queste votarono per la prima volta alle elezioni amministrative del 10 marzo 1946, ma il primo voto a carattere nazionale fu quello in occasione del referendum per scegliere fra monarchia e repubblica, il 2 giugno del 1946. Fu un momento importante anche perché, in quell'occasione, vennero elette le prime donne come membri dell'Assemblea costituente: 21 su 556 rappresentanti.





Ines Bedeschi Mary
Nome di battaglia "Bruna" è stata una partigiana italiana, medaglia d'oro al valor militare. Ines nacque in una famiglia di agricoltori ed era dedita alle attività agricole. Dopo l'Armistizio di Cassibile partecipa attivamente nelle file della Resistenza emiliana rendendo la sua casa un punto di riferimento per i partigiani locali. Nel 1944 entra a far parte del CUMER (Comando Unificato Militare Emilia-Romagna) con il ruolo di staffetta, portando a termine numerosi e delicati incarichi, come i collegamenti tra il Comitato di Liberazione Nazionale, i partiti clandestini e i comandi partigiani regionali. Durante una missione, a poche settimane dalla Liberazione, il 23 febbraio 1945, viene catturata dai nazifascisti che, dopo averla torturata senza ottenere alcuna confessione, la fucilano il 28 marzo per poi gettare il suo corpo nel fiume Po a Colorno, in località Mezzano Rondan: in prossimità del fiume il comune di Colorno ha posto un cippo commemorativo. Con lei vengono fucilati anche i partigiani Gavino Cherchi e Alceste Benoldi.
La dedica sulla sua lapide: «Ines Bedeschi era nel fiore della vita / e tutta intera voleva viverla / invece la dette da partigiana / ad ogni cosa più cara rinunciò che non fosse la lotta / dalle sue valli e monti di Romagna / andò dove era maggiore il bisogno / la presero i nazisti feroci e spaventati / la tortura non strappò dalla sua bocca rotta / neppure un nome di compagno / infuriati i tedeschi la portarono sulla riva del Po / ma anche in un giorno di primavera che era fatica morire / Ines Bedeschi non sentì la voglia / di salvarsi col tradimento / Renata Viganò».

Onorificenze: “Spinta da un ardente amor di Patria, entrava all'armistizio nelle formazioni partigiane operanti nella sua zona, subito distinguendosi per elevato spirito e intelligente iniziativa. Assunti i compiti di staffetta, portava a termine le delicate missioni affidatele incurante dei rischi e pericoli cui andava incontro e della assidua sorveglianza del nemico. Scoperta, arrestata e barbaramente torturata, preferiva il supremo sacrificio anziché tradire i suoi compagni di lotta.”





Irma Bandiera
E’ stata una partigiana italiana, Medaglia d'oro al valor militare (alla memoria). Irma nacque nel 1915 in una benestante famiglia bolognese; il padre Angelo è capomastro edile e si avvicina all'antifascismo durante la dittatura; la madre è Argentina Manferrati, e ha una sorella, Nastia. Il fidanzato di Irma, militare, è fatto prigioniero dai tedeschi a Creta dopo l'8 settembre 1943 e resta disperso dopo che la nave su cui era imbarcato per il trasferimento in Germania è bombardata e affonda al porto del Pireo. Le sue ricerche restano infruttuose. Irma Bandiera inizia ad aiutare i soldati sbandati dopo l'armistizio e ad interessarsi di politica, aderendo al Partito Comunista. A Funo, dove andava a trovare i parenti, conosce uno studente di medicina, Dino Cipollani di Argelato, il partigiano "Marco". Irma entra quindi nella Resistenza, al tempo molto attiva nella bassa bolognese, con il nome di battaglia "Mimma" nella VII brigata GAP Gianni Garibaldi di Bologna. Il 5 agosto 1944 i partigiani uccidono un ufficiale tedesco e un comandante delle brigate nere, il che scatena il giorno successivo la rappresaglia a Funo. Tre partigiani vengono arrestati e portati alle scuole di San Giorgio di Piano. Il 7 agosto 1944 Irma Bandiera aveva trasportato delle armi alla base della sua formazione a Castel Maggiore. La sera del 7 agosto Irma Bandiera è arrestata a casa dello zio, insieme ad altri due partigiani. Rinchiusa anche lei nelle scuole di San Giorgio di Piano, ma separata dai compagni, è quindi tradotta a Bologna, dove i fascisti speravano di ottenere da lei altre informazioni sulla Resistenza. Per sei giorni e sei notti Irma fu torturata dai fascisti della Compagnia Autonoma Speciale, guidati dal Capitano Renato Tartarotti, che arrivarono ad accecarla, ma Irma resistette senza parlare, preservando così i suoi compagni partigiani. Secondo Renata Viganò, "la più ignominiosa disfatta della loro sanguinante professione si chiamava Irma Bandiera". I fascisti la uccisero infine con alcuni colpi di pistola a bruciapelo al Meloncello di Bologna, nei pressi della casa dei suoi genitori, il 14 agosto. La famiglia Bandiera la cercò alle Caserme Rosse di via Corticella, centro di smistamento per i deportati, sperando che fosse fra i detenuti liberati dai gappisti nel carcere cittadino di San Giovanni in Monte, il 9 agosto. La madre continuò a cercarla, insieme alla sorella, in Questura e al comando tedesco di via Santa Chiara 6/3. Il corpo di Irma venne ritrovato il 14 agosto sul selciato vicino allo stabilimento della ICO, fabbrica di materiale sanitario, dove i suoi aguzzini l'avevano lasciata in vista per una intera giornata, a monito. Fu quindi portata all'Istituto di Medicina Legale di via Irnerio dove un custode, amico della Resistenza, scattò le foto del viso devastato dalle torture. Irma infine fu sepolta nel Cimitero monumentale della Certosa di Bologna, accompagnata dai familiari e da qualche amica. La federazione bolognese del PCI il 4 settembre 1944 fece circolare un foglio clandestino in cui si ricordava il senso patriottico del sacrificio di Irma, incitando i bolognesi a intensificare la lotta partigiana per la liberazione dal nazi-fascismo. In suo onore, nell'estate del 1944, una formazione di partigiani operanti a Bologna prese il nome Prima Brigata Garibaldi "Irma Bandiera". A lei fu inoltre intitolata una brigata SAP (Squadra di azione patriottica) che operava nella periferia nord di Bologna ed un GDD (Gruppo di Difesa della Donna).
Onorificenze: «Prima fra le donne bolognesi a impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si batté sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS. tedesche, sottoposta a feroci torture, non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata fu barbaramente trucidata e il corpo lasciato sulla pubblica via. Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso di tutti i patrioti bolognesi nella guerra di liberazione.”

Donne Legnanesi nella Resistenza.
Anche vicino al nostro paese, nella città di Legnano, ci sono testimonianze di donne che hanno aiutato attivamente la Resistenza.
Una su tutte Piera Pattani che ha portato avanti l’azione partigiana al femminile più famosa per Legnano, con un bacio. L’episodio risale a luglio 1944, all'Ospedale di Busto Arsizio, dove venne portato un comandante della 101° Brigata Garibaldi GAP di Legnano Mazzafame e Gorla Maggiore, Samuele Turconi, gravemente
ferito e piantonato dai fascisti che dopo averlo interrogato erano intenzionati a fucilarlo. Fingendosi la fidanzata del partigiano ferito, Piera Pattani, anche lei nei partigiani e appena sedicenne, riuscì con un bacio a mettere di nascosto un biglietto in bocca al ragazzo, con l’orario stabilito per farlo fuggire, venne picchiata e maltrattata dai fascisti, ma l’operazione di liberazione del partigiano ebbe successo. Portato a Legnano su una bicicletta, il ragazzo venne curato e salvato da altri compagni partigiani. Da quell’episodio, Piera cominciò ad andare negli ospedali fingendosi la fidanzata di partigiani che non aveva mai visto, per comunicare le modalità concordate per tentare la fuga e salvarli. Ha collaborato inoltre con comandanti come Arno Covini e Mauro Venegoni, con il famoso gappista Visone, Giovanni Pesce, nel rhodense; è stata al fianco di Mario Cozzi (Pino), aiutandolo attivamente ad organizzare l’insurrezione del 25 aprile. Piera era anche responsabile della stampa clandestina che lei stessa andava a prendere a Milano e poi distribuiva a tante donne che la portavano nelle fabbriche di Legnano e zona. Piera il 5 novembre 2013 ha ricevuto la benemerenza civica, l’ha accettata e l’ha condivisa idealmente con tutte le donne che hanno collaborato con lei a Legnano e nei paesi vicini.
Piera Pattani, in occasione del festeggiamento dei suoi 90 anni ha lanciato un messaggio: “Ai giovani dico prima di tutto di essere fermi e solidali nelle cose. Se hai un’idea, qualunque sia, portala avanti con fedeltà, ma con onestà la devi portare avanti, come l’abbiamo portata avanti noi.”

Altre importanti figure di collegamento tra le Brigate Garibaldi SAP e GAP e tra il CLN di Milano e il CLN di Legnano, furono:
Francesca Mainini che a 26 anni, si occupava delle azioni più rischiose, disarmi, sequestri di armi e viveri direttamente in fabbrica per i partigiani di montagna, sia per i garibaldini di estrazione comunista sia per le formazioni cattoliche, e si occupava di deragliamenti e attentati.
Irene Dormelletti, altra staffetta della GAP, una bellissima ragazza di 23 anni che sfrecciava in bicicletta tra Legnano e Gorla Maggiore portando i bigliettini con gli ordini infilati dentro il telaio della bici. Irene accompagnava anche i partigiani per alcuni tratti.
Iole Legnani, giovanissima staffetta legnanese di 16 anni, aveva il coraggio di trasportare bombe, rivoltelle ed altro in treno o in bicicletta, anche in luoghi dove i fascisti erano numerosi.
Giuseppina Marcora, sorella di Giovanni, comandante partigiano nelle formazioni cattoliche “Alfredo Di Dio” e futuro ministro dell’agricoltura. Lei era il comandante militare delle formazioni partigiane cattoliche di Inveruno e zona. Finita la guerra a lei, donna, è arrivato a casa il foglio di “congedo militare”.


 

1 Comments:

At May 21, 2020 at 1:18 PM , Blogger Andrea Mazzocchin said...

Buonasera,
Sono Andrea Mazzocchin, presidente della sez. ANPI di Gorla Minore.
Vi scrivo perché la mia famiglia paterna ha origine a San Giorgio e sono fortemente interessato ad approfondire la storia della lotta partigiana nella vs cittadina. Come posso fare? Avete dei sussidi? Oppure possiamo fare una chiacchierata? Grazie

 

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