25 aprile 2020. Il discorso
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Il Presidente
ANPI Roberto Mezzenzana:
“Celebriamo
il settantacinquesimo Anniversario della Liberazione; lo celebriamo in un
modo insolito a causa della pandemia, anche se non possiamo ritrovarci
fisicamente insieme davanti al Monumento della Resistenza, ringraziamo tutti coloro che oggi onoreranno
insieme a noi la festa più bella d’Italia: la Festa della Liberazione.
Il nostro pensiero va a tutte le
persone stroncate dall'infezione e al dolore dei loro parenti, ai medici e
alle lavoratrici e lavoratori della sanità, a quelle e quelli che lavorano e
operano nelle attività necessarie, agli anziani e ai bambini, ai poveri, ai
senza dimora, ai migranti, alle persone fragili e bisognose.
Il
25 Aprile è la Festa della Liberazione dal nazifascismo e della fine della
seconda guerra mondiale che fece oltre 50 milioni di morti. La celebriamo
con il cuore: la Resistenza non è una liturgia storica, ma è fatta di donne e
uomini di diversa estrazione sociale e politica, delle loro passioni; è fatta di
tutti i Partigiani che hanno combattuto e si sono sacrificati per la fine di un
ciclo storico, quello del regime fascista, conquistando la Libertà per tutti, vincitori e vinti, dopo
anni di terribile dittatura e di guerre. Se dopo 75 anni possiamo ancora
esprimerci liberamente e confrontarci politicamente lo dobbiamo a loro, che
hanno dato la vita in nome della Libertà. Per questo motivo continueremo a
difendere i valori e i principi della Democrazia, della Libertà e della Pace
onorando e rispettando, tutti i giorni, la nostra Costituzione. La Festa del 25
Aprile non è la festa di una parte politica, ma è festa e patrimonio di tutta
Italia, che con orgoglio ha scelto di rompere le catene del nazifascismo. Il
revisionismo su questa data è incomprensibile e diseducativo, ma non dobbiamo cedere
alle provocazioni e al contrario continueremo a custodire e alimentare la
memoria, affinché passi da generazione in generazione. Continueremo a tenere
alta l'attenzione per contrastare le nuove forme di fascismo che si insinuano
nella nostra società con chiari riferimenti xenofobi e neofascisti. Episodi di
intolleranza e disprezzo verso gli altri non possono essere né sottovalutati né
tollerati, perché il nostro Paese è già indebolito da differenze di carattere
sociopolitico ed economico, differenze che si sono acuite. I valori morali e
civili di uguaglianza e solidarietà sono messi in discussione, in Italia e in
Europa. Ancora di più oggi con l’emergenza sanitaria che ha colpito tutto il
mondo. Cittadini e istituzioni devono essere sempre l'uno accanto all'altro per
difendere il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro e i momenti
identitari come il 25 aprile! Questo
delicato compito deve interessare tutti e passare dai banchi delle scuole, ai
banchi del consiglio comunale, nelle piazze e nei bar perché solo così potremo
evitare che gli orrori del secolo scorso siano conosciuti anche dalle nuove
generazioni.
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RINASCERE è la parola d’ordine, che compare nel
bellissimo manifesto del maestro Ugo Nespolo.
RINASCERE è stato il motto di tutti gli italiani
che dopo la fine della Seconda guerra mondiale hanno, tutti insieme,
rimboccato le maniche per ricostruire un’Italia distrutta dalla ferocia
nazifascista. L’onore più grande che possiamo rendere a coloro che sono caduti nella
Resistenza, è la nostra incrollabile fede nella Democrazia, il nostro impegno
per la Libertà e la Pace.
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RINASCERE è la parola d’ordine che serve al nostro
Paese per uscire da questi mesi di pandemia, tutti insieme, con l’Europa,
perché “siamo tutti sulla stessa barca”.
Ricordiamo
le parole di Papa Francesco: “Tra le tante
aree del mondo colpite dal coronavirus, rivolgo uno speciale pensiero
all’Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo continente è potuto
risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di
superare le rivalità del passato. È quanto mai urgente, soprattutto nelle
circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si
riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda. Oggi l’Unione
Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il
suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare
ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative.
L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di
un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza
pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni. Non è questo il tempo delle
divisioni.”
Con
lo spirito dei Partigiani, oggi e nella "tempesta" della pandemia,
dobbiamo finalmente pensare, riflettere e intervenire per cambiare il nostro
modo di produrre e consumare e il nostro stile di vita in un conflitto
devastante con la natura e l'ambiente.
I giorni che vivremo saranno difficili e complicati:
il lavoro, le persone in difficoltà e gli esclusi. In questi momenti terribili sentiamo
spesso le persone ripetere di voler tornare alla “vita di prima”, alla “normalità”
alla “quotidianità di ogni giorno”. E’
giusto, ma non dobbiamo dimenticare che la “vita di prima” era piena d’ingiustizia,
diseguaglianza, povertà, violenza, razzismo, femminicidi, sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, inquinamento. Questa pandemia ci costringe
a pensare, a fare delle valutazioni sulla qualità della nostra vita, a guardarci
negli occhi. Questa pandemia ci dice che dobbiamo mettere in discussione la “vita di prima”. Dobbiamo rifondare la società in cui viviamo
riscrivendo il patto sociale. In questi giorni è evidente come non mai il
valore della solidarietà, della cooperazione, del sacrificio umile e
silenzioso, della responsabilità degli uni verso gli altri. Questa pandemia c’insegna che abbiamo bisogno
di una sanità pubblica e gratuita, di una scuola capace di generare modelli
educativi adatti alla complessità del nostro tempo. Abbiamo
bisogno di ricerca scientifica e di educazione socio-sanitaria. Abbiamo bisogno
di centri specializzati per i disabili e luoghi di rifugio per chi si trova in
difficoltà. Abbiamo bisogno di uomini e donne di buona volontà che siano
disponibili a lavorare per il bene comune superando l’egoismo e la logica del
tornaconto personale. Abbiamo bisogno di uno stile di vita basato sull’ecologia
integrale che sia in grado di stabilire un nuovo e più profondo legame con la
Madre-Terra. Abbiamo bisogno del lavoro per le giovani generazioni, un lavoro
pagato equamente. Non abbiamo bisogno né dell’uomo solo al comando, né della
società della sorveglianza, dei droni, delle telecamere, dei muri. Non abbiamo
bisogno di autoritarismo, di chiusure identitarie, di appelli alla purezza
della razza. Non abbiamo bisogno di estremisti del consenso, di violenti
agitatori di folle, di approfittatori della credulità popolare. La società che dovremo costruire dopo la
pandemia sarà cooperativa, solidale, responsabile, ecologica, meticcia, aperta
o non sarà. Il rischio più profondo in questa crisi è di
perdere una grande opportunità di cambiamento. Se non riusciremo a leggere
questo segno come il suggerimento per un mondo nuovo, totalmente diverso da
prima, allora le sofferenze patite saranno vane.
Per il 75 anniversario avevamo programmato “Il violino de Partigiano” di Maurizio
Padovan: vedremo di riproporlo in un’altra occasione. Avevamo invitato gli Scout a sfilare insieme ai cittadini:
ci avrebbero raccontato la storia della “Aquile
Randagie”. Come ogni anno alunne e alunni delle elementari e delle medie,
avrebbero letto pensieri, brani sulla Resistenza. Pubblicheremo sia la storia
della Aquile Randagie sia le letture e i pensieri di scolare e scolari sul sito
del Comune e dell’ANPI.
In questi giorni stiamo ultimando il libro
dedicato ai “75 anni dell’ANPI di San
Giorgio”: lo presenteremo alla cittadinanza appena sarà possibile. Il
nostro confinamento ci impedisce di scendere in piazza. Restiamo a casa perché
la salute viene prima di tutto e vogliamo dare il nostro contributo, affinché
il Coronavirus sia sconfitto presto. Per questo motivo abbiamo messo in campo tutti i nostri strumenti per
comunicare oggi il nostro senso di responsabilità democratica, derivato dal
sacrificio delle Partigiane e dei Partigiani, che diventi come allora la linfa
per ricostruire un Paese devastato e scoraggiato. L’iniziativa centrale sarà il
flashmob #bellaciaoinognicasa nel
corso del quale tante italiane e tanti italiani, alle ore 15, l’ora in cui ogni anno parte a Milano il grande corteo
nazionale, dai balconi e dalle finestre sventoleremo il tricolore e faremo
risuonare la nostra canzone: BELLA CIAO.
A livello nazionale interverranno Carla Nespolo, presidente ANPI, Marisa Cinciari Rodano, classe 1921,
antifascista della prima ora, e Sara
Diena, giovanissima attivista per l’Ambiente. Così
facendo, intendiamo rinnovare l'impegno a difendere e promuovere la memoria e
la forza di quegli ideali che hanno unito gli italiani 75 anni fa ed ai quali
oggi ci rifacciamo in un tempo così travagliato e drammatico per il nostro
Paese, convinti che tutti insieme ce la faremo e costruiremo un futuro
migliore. Perché la memoria
non è un passatempo, bensì il fondamento reale dello sviluppo civile, sociale e
democratico del Paese. E, nel futuro prossimo, di una sana RINASCITA. Viva l'Italia, viva il 25 Aprile”.
Posa dei fiori sulle tombe dei Partigiani, corteo
cittadino, Santa Messa al Cimitero sono rinviati a data da destinarsi. I discorsi
e le letture del Sindaco, dell’ANPI, delle “Aquile Randagie”, di alunne e
alunni delle Scuole cittadine sono stati pubblicati sui siti del Comune,
dell’ANPI.
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