25 aprile 2020 con le “AQUILE RANDAGIE”
Per il 75° Anniversario della Liberazione avevamo
invitato “I lupetti del branco Lupi della Brughiera di Busto 3”.
Nareda Saporiti
Capo Scout dei Lupi
della Brughiera
“…quando
gli Scout dissero NO al fascismo.”
I
rapporti tra fascismo e scoutismo non furono mai semplici: fin dagli inizi
degli Anni Venti si registrarono violenze e omicidi perpetrati a danno degli
scout e delle loro sedi in tutta Italia, in un crescendo di violenza e di odio
che durò diversi anni. Le autorità competenti, i Prefetti, finsero di non
vedere o emisero ordinanze per la chiusura di interi Reparti. Quando fu chiaro
che lo scoutismo non poteva e non voleva
essere utilizzato dal fascismo, ecco che il Consiglio dei Ministri lo dichiarò
soppresso: era il 9 aprile 1928. Non si fermarono, tuttavia, gli atti
intimidatori né si placò la cieca violenza fascista: le sedi furono nuovamente
devastate e i ragazzi malmenati, affinché il messaggio non potesse essere
frainteso.
Nello
stesso giorno in cui venne emanato il decreto, un lupetto pronunciò la sua
promessa nella cripta della Chiesa del S. Sepolcro, proprio di fianco alla “Casa
del Fascio”, sulla
fiamma del Milano II di Uccellini, l’unica a non essere stata deposta. Questa
prima riunione clandestina si concluse con le parole del Capo Reparto
Uccellini: “Non è giusto e noi non lo
accettiamo, che ci venga impedito di vivere insieme, secondo la nostra Legge:
legge di lealtà̀, di libertà, di fraternità. Noi continueremo a fare del
nostro meglio, per crescere uomini onesti e cittadini preparati e responsabili.
Noi continueremo a cercare nella natura la voce del Creatore e l’ambiente per
rendere forte il corpo ed il nostro spirito”.
Nascevano
le Aquile
Randagie che si riproponevano di resistere “un giorno in più del fascismo”. Questi scout “ribelli” fin da subito cercarono un modo per
riunirsi, ma non fu facile: anche se, per l’esiguo numero, non furono mai al
centro delle attenzioni dell’OVRA (polizia segreta fascista), continuarono comunque a subire
aggressioni e anche per i genitori di questi ragazzi il rischio era enorme.
Qualora
i figli fossero stati individuati, avrebbero subito qualche giorno di arresto,
dopodiché l’espulsione dal fascismo con il ritiro della tessera e la
conseguente perdita del posto di lavoro, nonché l’allontanamento dei figli
dalla scuola. L’operato delle Aquile
Randagie era a favore delle persone che più avevano bisogno, che
ricevettero aiuto in modo concreto e discreto; non furono, comunque, trascurate
altre attività, con le uscite e i campi estivi. Il fascismo, tuttavia, era
sempre in agguato e la prudenza non era mai troppa, così si inventarono un
sistema per segnalare la presenza di persone sospette o modi per smantellare il
più velocemente possibile. Con l’ingresso in guerra, la situazione divenne
sempre più complicata e dopo l’8 settembre le Aquile Randagie decisero di diventare Partigiani, così Baden formò l’Opera Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati (OSCAR) che iniziò a
operare in tutti i territori occupati dai nazisti. Cosa si proponevano? Salvare
i ricercati o i renitenti, produrre documenti falsi per l’espatrio, soprattutto
di ebrei. A guerra finita si preoccuparono anche di sottrarre fascisti
e tedeschi alla vendetta delle loro vittime.
Domenica
25 aprile la guerra era ufficialmente finita, il 26 aprile 1945 riapparvero nel
Nord Italia gli Scout e le Aquile Randagie passarono dalla
clandestinità̀ alla luce del sole: avevano resistito “un giorno in più del fascismo”.
“Ciò
che noi fummo un dì voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso!” Questa frase incisa su una pietra in Val
Codera (Colico) era il simbolo
delle Aquile Randagie; in quel luogo organizzavano i loro campi durante la guerra.
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