Saturday, April 25, 2020

PENSIERI GIOVANI.



Nonostante le lezioni online, grazie alle insegnanti e alle famiglie,  abbiamo ricevuto da alunne e alunni i loro pensieri sul 25 APRILE.


Giorgio Sozzi
(IV elementare)
  
 25Aprile, per me, è sempre stato quello di andare sulle spalle del mio papà alle manifestazioni in cui vi sono molte persone, molta musica e tanta gioia e felicità. Poi ascolto la canzone “Bella Ciao” che, mia mamma, mi cantava come ninna nanna quando ero piccolo.
VIVA IL 25 APRILE!!!  VIVA ANPI!!!

 





Asia Brusciani (V elementare): 75 anni dalla Liberazione dell’Italia! Gli Eroi allora furono i nostri Partigiani, quelli che sacrificarono le loro vite per la nostra Libertà: è a loro che oggi va il nostro pensiero.

Michela Ruggeri (I media). 25 APRILE. Questo è un giorno fondamentale per la storia d’Italia, perché il 25 aprile 1945 il nostro paese fu liberato dalle truppe nazifasciste comandate da Mussolini in Italia e da Hitler in Germania. Ogni anno il 25 aprile mi chiedo come sarebbe stata la nostra amata Italia senza persone come i partigiani, Sandro Pertini, Rodolfo Morandi, Luigi Longo e tanti altri, forse noi non saremmo neanche liberi di andare a scuola, perciò io dico sempre grazie per aver l’opportunità di andare in giro, andare a scuola e di avere pasti caldi ogni giorno. Questo periodo che stiamo vivendo è come una guerra contro un invasore che non ci permette di uscire, ma ci fa restare con le mani in mano e non poter fare altro che restare a casa per salvaguardare la nostra salute e quella degli altri. Ma quando finirà tutto, dedicheremo un giorno alla liberazione dall’invasore e ogni anno festeggeremo la nostra libertà, ma anche i medici e gli infermieri in prima linea che hanno fatto di tutto per salvarci e hanno donato la loro vita: ma non sono morti invano, ci hanno salvato e perciò sono morti con onore. Viva l’Italia che riuscirà a superare anche questa guerra a testa alta.  


Mattia Garavaglia (I media). Per me il 25 Aprile vuol dire LIBERTA’ e mi viene in mente la RESISTENZA operata dai Partigiani contro i fascisti e i tedeschi che occupavano il territorio italiano. Per me Libertà è essere Liberi di poter esprimere le proprie opinioni senza essere giudicati e obbligati a seguire idee che non ci piacciono. BUON 25 APRILE

Simone Brusciani (III media): Come ha detto Primo Levi: “ Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, oggi in questo 75° Anniversario della Liberazione della nostra Nazione dai nazifascisti, nella situazione sanitaria in cui versa la nostra Italia, conoscere il passato e non dimenticare è più che mai necessario.


Elettra Pinciroli (III media).

Proprio quando il nostro presidente Roberto chiedeva uno scritto per un 25 aprile insolito, è giunta la notizia di Luis Sepulveda. Parlandone con mia mamma Nareda, il primo pensiero, è vero, è andato alla gabbanella Fortunata, ma il secondo è stato per “Le rose di Atacama”. 

"Eccole. Sono le rose del deserto, le rose di Atacama. Le piante sono sempre lì, sotto la terra salata. Le hanno viste gli antichi Indios Atacama, e poi gli Inca, i conquistatori spagnoli, i soldati della guerra del Pacifico, gli operai del salnitro. Sono sempre lì e fioriscono una volta lanno. A mezzogiorno il sole le avrà̀ già̀ calcinate.” 

Più che un libro è una raccolta di storie, di legami.

Legami con lotte, tradizioni che stanno morendo, sofferenze che parlano con voce assordante a Sepulveda, in visita al campo di concentramento di Bergen Belsen. Quelle voci rimaste intrappolate nel filo spinato, nel legno delle baracche, nella terra più volte calpestata. Sono voci che si intrecciano con la sofferenza, la rabbia, la disperazione. “In un angolo del campo di concentramento, a un passo da dove si innalzavano gli infami forni crematori, nella ruvida superficie di una pietra, qualcuno, chi?, aveva inciso con l'aiuto di un coltello forse, o di un chiodo, la più drammatica delle proteste: «Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia.” Sepulveda fa rifiorire le voci di queste persone che, come i semi che resistono nel deserto, riescono a farsi sentire.  Sono le voci di persone torturate, imprigionate, private della loro identità, della loro umanità, della dignità. Hanno toccato con la propria carne l’essenza del Male, hanno sentito in ogni fibra del loro corpo lo svuotamento, l’annientamento che porta a non provare più nulla. In questi giorni stiamo provando anche noi un assaggio di prigionia, che sembra pesarci tanto, ma è in fondo una prigionia dolce perché non siamo strappati alle nostre radici, agli affetti che ci scaldano il cuore, alle nostre convinzioni che sono come le rose di Atacama, pronte a fiorire nel deserto ancora e ancora perché solo così il deserto diventa contenitore di vita. Il deserto è sempre in agguato: è la via più facile, il compromesso ad ogni costo, fino a confondere il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. Ma non possono e non devono essere confusi o accomunati. La sfida, oggi, sta nel cercare di preservare il più possibile queste rose perché daranno semi con radici forti. Noi siamo le rose nate dai quei semi e dobbiamo fare in modo che altri semi e altre rose tornino a far fiorire il deserto.                          
 

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