Thursday, February 13, 2025

 27 gennaio 2025 GIORNO DELLA MEMORIA


GIORNO DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio 2025 abbiamo ricordato l’80° anniversario della liberazione del lager di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche. Tra il 1933 e il 1945, furono circa 17 milioni le vittime dei campi di concentramento di entrambi i generi e di tutte le età, tra cui quasi 6 milioni di ebrei.

Con il professor Giancarlo Restelli alla scuola Rodari abbiamo raccontato la storia di Anna Frank alle classi quinte, tutti attenti a quanto veniva loro spiegato e mostrato. 

Alla fine sono state lette, da alcune alunne ed alunni, quelle che loro giudicano le frasi più belle che Anna Frank ha scritto sul suo diario:

Ognuno di noi ha dentro di sé una buona notizia. Ed è che non si sa quanto grande si può essere! Quanto si può amare! Che cosa si può realizzare! E quale sarà il nostro potenziale”.

Come è meraviglioso che non vi sia nessun bisogno di aspettare un singolo attimo prima di iniziare a migliorare il mondo”.

“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.

“Chi è felice farà felice anche gli altri, chi ha coraggio e fiducia non sarà mai sopraffatto dalla sventura!”.

Il ricordo di Anna e di milioni di altri bambini, assieme al ricordo delle sofferenze causate dal regime nazista oggi è ancora vivo e continuerà ad esserlo per sempre. È fondamentale rimanere attenti e vigili di fronte all’odio e alle discriminazioni di ogni natura, da rigettare in ogni loro forma.   

 

Le classi terze della Scuola Ungaretti hanno ascoltato dal professore Restelli come venivano trattati i prigionieri nel campo di Auschwitz con l’arrivo delle tradotte, la selezione, le “docce”, il lavoro massacrante, la scarsità di cibo, i “forni”. È stato anche il momento di ricordare agli studenti il Segretario Comunale Giacomo Bassi (Giusto fra le Nazioni) che nel settembre 1943 nascose in un’aula della scuola elementare la famiglia Contente, italiani di religione ebraica, salvandoli da una sicura deportazione ad Auschwitz: padre, madre e i figli Nissim, Avram, Sara.  

 

Alla sera in sala consiliare, sempre con il professor Restelli, abbiamo ricordato i nostri concittadini sangiorgesi che sono stati deportati dopo l’8 settembre 1943 nei campi di lavoro e di prigionia in Germania: più di cinquanta giovani militari e alcuni civili. La maggior parte di loro non ha mai raccontato nulla. Elettra, Nareda e Stefania hanno letto le testimonianze di alcuni deportati di San Giorgio.

A Mauthausen sotto la pioggia e il vento gelido si doveva lavorare tutto il giorno e tutti i giorni con il piccone o con il badile. Dopo aver scavato, occorreva portare via il materiale di scarto, a volte provocato anche da scoppi di mine, caricandolo su vagoncini che venivano spinti a mano su apposite rotaie, attraverso campi infangati, fino al luogo di scarico. Le pietre più grosse erano destinate allo scalo merci e caricate su un treno, quelle medie venivano frantumate e utilizzate per le massicciate ferroviarie. I binari, però, non erano fissi e toccava ai prigionieri sollevarli a mano e spostarli dove ce n’era bisogno. Erano pesanti e freddissimi ed accompagnati dalle grida e dalle bastonate dei Kapò. In cava c’erano lavoro, botte e basta. Ricordo ancora l’esteso ematoma sul fianco sinistro di mio padre causato dalle legnate che crudelmente colpivano più volte sempre lo stesso punto del corpo.”

“A Bergen Belsen, nelle baracche non c'era riscaldamento e molta gente stanca, affamata e al freddo non sopravviveva. A fianco delle baracche vi era un deposito di patate e, se i prigionieri avessero buttato giù la porta, sarebbero stati fucilati, invece se i cuochi avessero dimenticato di chiudere il magazzino sarebbero stati puniti loro.”

“Come unico riconoscimento e come unica testimonianza tangibile di questi terribili anni mi rimane questa piastrina metallica che portavo sempre al collo. La piastrina porta il mio numero di riconoscimento: 105254 / II A.”


0 Comments:

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home